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Parlavamo di un libro con i nostri racconti.

Area per i racconti e le storielle.
(Si prega di inserire solo il racconto e non i commenti).

Moderatore: vale

Messaggioda cheti il 25 feb 2008, 13:47

luna ha scritto:Non ce la faccio a leggere...è ancora dura...troppo dura per me.


Luna, mi spiace molto se ti ho fatto male. Credimi, mi spiace.

Non so... adesso non riesco a spiegarmi... quello che voglio dire è che la tin non sono solo i bambini che ce l'hanno fatta e bene... io dell'esperienza fatta conservo dei frammenti... e spesso ci penso... spesso penso ai bambini che non ce l'hanno fatta... e so che alla fine dei conti i miei sono solo pensieri... energia nell'aria.... però quei bambini qui, su questa nostra terra ci sono stati ... chi una manciata di giorni chi più di una sola manciata... li hanno visti solo i loro genitori (le tin sono chiuse) però ci sono stati, io nemmeno li ho visti, non si guarda nelle incubatrici dei figli altrui... occorre rispetto per quelle vite in un momento tanto delicato... però io ero là dentro, ho respurato la loro aria... e non credo sia giusto parlare soltanto dei bambini che ce l'hanno fatta.... io non posso evitare di rivolgere un pensiero a quei bambini...
Cheti, mamma di Giulio nato di 27+0, 880 gr. e di Valerio nato di 37+3, 2600 gr.
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Messaggioda luna il 25 feb 2008, 13:53

cheti ha scritto:
Non so... adesso non riesco a spiegarmi... quello che voglio dire è che la tin non sono solo i bambini che ce l'hanno fatta e bene... io dell'esperienza fatta conservo dei frammenti... e spesso ci penso... spesso penso ai bambini che non ce l'hanno fatta... e so che alla fine dei conti i miei sono solo pensieri... energia nell'aria.... però quei bambini qui, su questa nostra terra ci sono stati ... chi una manciata di giorni chi più di una sola manciata... li hanno visti solo i loro genitori (le tin sono chiuse) però ci sono stati, io nemmeno li ho visti, non si guarda nelle incubatrici dei figli altrui... occorre rispetto per quelle vite in un momento tanto delicato... però io ero là dentro, ho respurato la loro aria... e non credo sia giusto parlare soltanto dei bambini che ce l'hanno fatta.... io non posso evitare di rivolgere un pensiero a quei bambini...


Cheti e io ti ringrazio per questo....è che sai com'è...è dura.Quando mi sembra che sto andando avanti improvvisamente faccio dei passi indietro,mi spavento e mi rendo conto della ferita ancora aperta che porto dentro.
Non voglio che ti dispiaccia...ti ringrazio ancora, perchè anche se l'aria della nostra TIN non l'hai respirata mi sembra come se l'avessi fatto...ed è bello.
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Messaggioda cheti il 25 feb 2008, 13:56

voglio dire... spesso qua nel forum leggo parole del tipo ... "il mio eroe" (non me ne volete, può essere che le ho usate io per prima, riferendomi a Giulio)... ecco... un bambino è eroe, è un grande perchè ce l'ha fatta, allora chi non ce l'ha fatta? cosa diciamo di chi non ce l'ha fatta, cosa di chi ce l'ha fatta in modo stra-ordinario... io non lo so perchè Giulio è qui al mio fianco è c'è "da ordinario"... semplicemente le forze della natura (o le leggi divine, per chi crede)... quelle.
Ultima modifica di cheti il 27 feb 2008, 8:19, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda luna il 25 feb 2008, 13:58

Grazie Cheti di pensarci....grazie davvero.
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Messaggioda Alessandra il 25 feb 2008, 17:55

Eroe forse non l'ho mai detto ma guerriero credo di sì :D
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Messaggioda cascatino il 25 feb 2008, 18:05

"eroe" è chiunque abbia combattuto, al di là dell'esito della battaglia o perlomeno questo è il mio concetto di eroe.
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Messaggioda lu&denise il 25 feb 2008, 18:20

quoto casca.....o cmq io direi guerriero :wink:
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Anche

Messaggioda livia albano il 25 feb 2008, 18:36

Anche io non posso fare a meno di ricordare quando mi vengono in mente le giornate interminabili passate alla Tin quelle tre bambine che nel corso di quei 65 giorni purtroppo non ce l'hanno fatta e non scorderò mai i visi di quei genitori e la loro disperazione, sono stati momenti crudi per tutti , ci si immedesima xchè in quel periodo i bimbi venivano considerati anche un pò figli tuoi e non potevi fare a meno di chiederti e se toccasse a me? Ultimamente per puro caso visitando un sito di genitori che hanno perso i loro angeli ho scoperto che un altra bimba che era ricoverata con Thomas non ce l'ha fatta, è mancata l'anno scorso (sò che aveva avuto una serie di gravi problemi) io dal quel giorno non ho fatto altro che pensarla, mi viene in mente quand'era in Tin, mi vengono in mente i genitori pieni di speranze anche se sapevano della gravità, io penso che quei momenti (anche se per noi risolti positivamente) non si scorderanno tanto facilmente e ci saranno sempre nella mia vita i ricordi di quei piccoli angeli che ci guardano da lassù perché anche se per un breve periodo io li ho sentiti figli miei.
LIVIA MAMMA DI ALESSIO 38 SETTIMANE KG 2,750 IL 20/05/1989 E THOMAS NATO A 30 SETTIMANE + 3 GG PESO DI 850 GRAMMI NATO IL 7/05/2006
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Messaggioda Sofia2007 il 27 feb 2008, 19:49

Questa è la storia di un angioletto di nome Lorenzo, non un eroe nè un guerriero, non ne ha avuto la possibilità.
Novembre 1998: mia sorella aspetta il suo primo figlio,procede tutto bene quando un giorno all'improvviso ha una forte emorragia e dei forti dolori addominali. Lei e suo marito corrono all'ospedale + vicino, non si pongono il problema se l'ospedale è attrezzato per le nascite premature perchè non sanno niente di queste cose e poi è semplicemente troppo presto !! Li le dicono che c'è poca speranza, il travaglio è già in corso e partorirà a breve. Infatti dopo poche ore la portano in sala parto e "nasce" e muore Lorenzo. In questo ospedale non c'è la terapia intensiva e neanche una patologia neonatale, non ci hanno neanche provato a dare una possibilità a questo bambino. Il rammarico più grosso di mia sorella è però quello di non sapere enanche che fine ha fatto quel corpicino: all'ospedale le hanno detto che ci pensavano loro e loro erano troppo sconvolti per fare o chiedere qualcosa. Allora non sono riuscita a stare vicino a mia sorella: ho pianto per quel bambino, ma non sono mai stata capace di consolare le persone. Quando sono entrata in ospedale con le contrazioni per Sofia, il mio pensiero è andato subito a questo angioletto, e la stessa cosa la pensavano mia sorella e mia mamma anche se non me lo dicevano. Poi SOfia è nata e ce l'ha fatta, non un eroina ma una guerriera si. Finalmente sono riuscita a parlare con mia sorella di questo nipotino che nel posto giusto forse avrebbe avuto qualche possibilità...

Non sono mai stata brava a scrivere, quando rileggo quello che scrivo non è mai quello che volevo dire, ma anche questa storia l'ho voluta scrivere....
Stefania, mamma di Sofia (11/01/2007, 950 gr. 25+4)
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racconto

Messaggioda Ammmo il 28 feb 2008, 11:09

Ciao, sono Antonio il marito di Luna. Mi è sempre piaciuto scrivere, e ogni tanto ho scritto qualche racconto, mi serve per fare fluire le emozioni ed esplicitare quello che ho dentro. Da un po' di tempo avevo in mente di scrivere qualcosa sulla nostra esperienza, e quando Luna mi ha detto del racconto di Cheti (a proposito cheti, dov'è il racconto?) ho trovato lo stimolo giusto. Quello che è venuto fuori è qui sotto...


TEST
Ogni volta che apro il cassetto del comodino e vedo quel Test rivivo il momento in cui durante quella cena con tanti amici abbiamo scoperto che aspettavamo un figlio. E la mia mente corre contemporaneamente indietro a quando per al prima volta abbiamo pensato che volevamo tanti figli e avanti a quella prima ecografia quando inaspettatamente abbiamo scoperto che avremmo avuto non uno ma due bambini con cui condividere la nostra felicità. E continua a correre con dei flash improvvisi, quasi accecanti. L’attesa per le ecografie per vederli crescere. La notizia che erano due. Le perdite di sangue e le corse in ospedale. La scoperta che erano un maschio e una femmina. La pancia che cresce. I ricoveri in ospedale. Li chiamiamo Alice e Alessio…
Tutto ammantato dalla felicità che faceva apparire quasi normale tutto quello che capitava.
L’ultimo ricovero con le doglie.
La Vasosuprina che non fa effetto.
La telefonata.
“Ammmo stanno nascendo”
La corsa verso l’ospedale.
L’attesa in sala parto.
L’incubatrice che corre verso il reparto di neonatologia prenatale.
Quando entro in sala parto sento quell’odore forte e vedo il sangue che ricopre quel telo verde, ma la cosa più importante e stare vicini, inconsapevolmente felici. “Dai Ammo, vado a vedere come stanno i bambini, ormai sono le due e magari li posso vedere”.
Ripenso alla prima volta che sono entrato nel reparto, a quella porta che si sarebbe chiusa tante volte davanti ai miei occhi, a quelle facce che sarebbero diventate cosi familiari, a quell’ odore, a quei suoni… tin… tin… tin…
“Come stanno dottore? Posso entrare?” “Adesso li stiamo intubando e preparando, ci vorranno un po’ di ore, Le conviene tornare domani mattina”.
Domani mattina.
Cosa avrei visto non lo posso immaginare, ci pensi, ti sforzi, ma non c’è nella tua testa qualcosa di simile a quello che ti aspetta. Per fortuna c’è la gioia. Per fortuna c’è il mio inguaribile ottimismo. Per fortuna…
Entro nella camera della terapia intensiva la mattina presto. Alice è nell’incubatrice a fianco alla porta appena entro a sinistra, Alessio davanti a me, davanti ad una finestra. In mezzo, tra loro, un altro bambino nella sua incubatrice – li poi ci sarà per tanto tempo Manuel – poi a destra un’altra stanza che manda suoni dalle altre incubatrici attive. L’ambiente è stretto, io vedo solo i bambini. Alice è intubata, Alessio ha solo una mascherina con l’ossigeno e tutti e due sono pieni di tubi e cavi. Sono piccoli. Sono piccoli. Li guardo e non mi sembra vero. Sono felice. Il medico compare con una macchina fotografica, una polaroid, e mi da le foto per farli vedere alla mamma. Io corro verso l’ospedale e mi vedo correre con Alice e Alessio, mi faccio il film della loro vita, la gioia trabocca da ogni mio gesto, da ogni mia parola piena di speranza e di ingenuità. Non senti quando ti dicono che i bambini sono in pericolo di vita, non capisci quando ti dicono che ogni istante potrebbe succedere qualche cosa, non credi che un evento cosi bello si possa trasformare in una tragedia cosi profonda.
Ale si alza. Andiamo insieme al reparto. Li guardiamo insieme, saltiamo da un’incubatrice all’altra, cerchiamo di capire in che mondo siamo capitati.
Arriva una dottoressa. “Signora lo sa che questi bambini muoiono?”
NO, non lo so! NO non lo voglio sapere!!!
E invece si.
I ricordi di Alice sono vividi, intensi – ma come fa a starci un ago per la trasfusione in un braccio cosi piccolo? – e allo stesso tempo come ovattati, coperti da un velo che sfuma i contorni. Vado via dopo una trasfusione, ha un bel colore, si è tolta da sola il tubo ed ora ha solo il respiratore. Torno a casa. Ci sediamo a cenare. Squilla il telefono.
Per tanto tempo avrei sentito quel suono con un brivido, con il terrore di sentire che dall’altra parte c’era un medico della T.I.N. che ci diceva di correre in reparto…
“Alice sta male, dovreste venire subito”
Alice non ce l’ha fatta. Una crisi e il suo cuore non batte più.
Perché?
Ha senso questa domanda?
Perché…
Perché questi bambini muoiono. Perché oggi questi bambini possono anche morire.
Alessio è nella sua incubatrice. Lo guardo. È lui che da la forza a noi, anche se gli occhi non fanno altro che piangere, non si può sopportare un dolore cosi grande, deve scorrere, deve attraversarti e travolgere tutto quello che gli si oppone.
Poi tutto sembra scorrere più veloce, anche se ci sono momenti talmente pesanti che ti schiacciano. Nicola per esempio. Quella mattina vedere l’incubatrice vuota è stato devastante. Al suo funerale, dopo tre mesi vissuti quasi senza polmoni in quella stanza che ormai era la nostra casa, eravamo in pochi a conoscerlo veramente, ad aver sofferto e gioito per ogni crisi e ogni piccolo miglioramento.
Alessio intubato. Prima di entrare nella stanza senti un rumore che non vorresti sentire, è il respiratore automatico, e appena vedi che è li, affianco della culla di Alessio, ti si apre un baratro sotto i piedi, non capisci, non ci credi, chiedi spiegazioni…ma ancora una volta le spiegazioni non ci sono. E la glicemia che non scende. E le trasfusioni.
“Ma a te non sembra che trattino i nostri figli come delle cavie?” “Si.”
Non possono fare altrimenti. È questo un reparto Terapia Intensiva Neonatale. È questa la medicina. Non ci sono certezze.
Ma c’è l’umanità, ci sono i medici, le infermiere e gli infermieri che ti trasmettono la loro passione, ti senti protetto, senti che tutto li dentro è fatto per il bene dei bambini, anche le cose più assurde e quelle meno logiche. Tutto per fare in modo che i piccoli abbiano anche solo una possibilità in più.
E poi c’è la gioia. La gioia per i 10 g in più di peso, la gioia per i 5 cc di latte in più bevuto, la gioia per la quantità di ossigeno che cala, la gioia per i panni sempre più grandi, la gioia per le crisi sempre meno frequenti, la gioia quando Alessio è sveglio e si agita, che a vedere come si muove oggi, sembra uguale!!!
E c’è l’amicizia. Con i genitori degli altri bambini, con cui passi le ore seduto su quelle poltroncine ad aspettare; con le infermiere e gli infermieri, che capiscono che se ti hanno rimproverato quando c’eri da poche settimane, ora sei un'altra persona; con i medici che, anche se a volte sembrano non volerti dare troppa confidenza, dopo cosi tanto tempo passato a stretto contatto, quella confidenza ormai c’è!
E a volte c’è pure la rabbia. La rabbia per chi non capisce, non può capire che li dentro i bambini peggiorano per le piccolezze, che se non fanno entrare nessuno tranne i genitori non è per farti un dispetto, che anche se è il primo nato dell’anno, tu li dentro con la telecamera non ci DEVI entrare. E non permetterti di insultare le Nostre infermiere…
Poi tutto corre: via la mascherina! via la casetta per l’ossigeno! via l’ossigeno! via dalla terapia intensiva! via, verso casa! È natale, poi capodanno poi finalmente arriva l’epifania e noi arriviamo a casa con Alessio. Piange. I muri sembrano sbigottiti da quel suono. Noi gioiamo di quella musica dentro casa nostra.
E non ci importa se dobbiamo volare a Milano per una visita alla retina (maledetta ROP!), anche se, vedere Alessio entrare in sala operatoria ti fa stringere il cuore.
Non ci importa neanche delle ernie inguinali, anche se vederlo piangere disperato per il dolore è una tortura e due operazioni nel giro di quindici giorni non sono uno scherzo.
Ci importa che Alessio sia con noi, che possiamo dargli da mangiare ogni tre ore, che possiamo cambiargli il panno, che possiamo tenerlo sulla spalla finché non fa il ruttino, che possiamo fargli il bagnetto nel lavandino, che possiamo stare con lui in ogni momento.

Ogni volta che apro il cassetto del comodino e vedo quel Test rivivo tutto questo.
Ogni volta che vedo il sorriso di Alessio mi dimentico tutte le cose brutte e mi sento la persona più felice del mondo.
Per fortuna Alessio ride tanto.
Ammo, babbo di Alessio - 29 settembre 2006, 760g, 25W
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Messaggioda Ramona981 il 28 feb 2008, 16:11

Che bello papà di Alessio questo racconto...
mamma di Matilde nata a 24+5 , 720 grammi
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e di Edoardo 40+2 , 3,790 kg
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Bravo

Messaggioda livia albano il 28 feb 2008, 16:22

Bravo Ammo, complimenti mi hai fatto commuovere!
LIVIA MAMMA DI ALESSIO 38 SETTIMANE KG 2,750 IL 20/05/1989 E THOMAS NATO A 30 SETTIMANE + 3 GG PESO DI 850 GRAMMI NATO IL 7/05/2006
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Messaggioda solestellato il 28 feb 2008, 16:26

Bravissimo Ammo.....
Ha ragione Luna sei proprio bravo a scrivere ed un ottimo papà
Noemi 30 settimane 9 maggio 2006 Kg. 1,430 41 cm.
Federica 38 settimane 10 marzo 2001 Kg. 2,900 50 cm.

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Messaggioda Jenny il 28 feb 2008, 16:53

Bravo Ammmo...
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Messaggioda Alessandra il 28 feb 2008, 18:24

Bravo papà di Alessio :D Un primo post davvero significativo!
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