Era nata per sbaglio nel tuo giardino. Con quei petali stupiti di freddo e lo stelo elastico strapazzato dal vento. Era freddo nel tuo giardino, e la viola voleva fare richiesta per una casa popolare. Ma non sapeva scrivere, e nemmeno parlare, figuriamoci poi camminare. e se ne stava zitta in un cantuccio a parte, sollevandosi sulla punta delle radici quando passava qualcuno per farsi vedere, ma erano tutti troppo alti e andavano troppo in fretta.
Finché non passasti tu sulle tue gambe traballanti, alto come un elfo basso. E vedesti la viola d'inverno, tutta piegata in un angolo. E ascoltasti il suo grido senza voce, il suo freddo senza nome.
E con le mani goffe prendesti una paletta, un vaso di plastica di quelli da 1 lira. E con le mani morbide, prendesti in biaccio la viola d'inverno con tutte le radici, e la mettesti a dormire su un cuscino di terra calda, e la portasti su, sulla soglia interna della finestra. E ora dormite insieme cullati dal crepitio dei ciocchi nella stufa, due viole d'inverno.