"Mammalingua - Ventuno filastrocche per neonati e per la voce delle mamme" Bruno Tognolini, Tuttestorie 2002
Un libro destinato ai bambini piccolissimi, appena "saliti da strani reami": "MAMMA LINGUA. VENTUNO FILASTROCCHE PER NEONATI E PER LA VOCE DELLE MAMME", scritte da Bruno Tognolini e illustrate dai pastelli bianco, nero e colore di Pia Valentinis.
Sono ventuno piccole filastrocche (da quattro a quattordici versi) e ventuno illustrazioni, una per ogni lettera dell’alfabeto, sulle piccole e sconfinate cose dei neonati, della mamma e del minuscolo e immenso mondo che insieme li contiene. Raccontano dell’Acqua (da cui il bambino è appena uscito), della Bocca (che succhia e bacia), della Cacca (come non parlarne?); s’intitolano "Dormi", "Ecco", "Figlio", "Lingua", "Piangi"; dicono e cantano il disorientamento per questo pezzo di io che non è più io, la gioia e il conforto per le prime risate, la pena per quei pianti disperati che in nessun modo si è capaci di fermare.
"Mamma Lingua" è un libro piccolo, da tenere sul comodino, da sfogliare per perdersi – e trovarsi – nelle attonite fatate visioni di Pia Valentinis; per scegliere le filastrocche giuste per quella sera, per quel problema, per quell’umore; e per dirle, leggerle e rileggerle; e magari, quando si siano imparate le preferite, non leggerle più, e allora cantarle davvero, come un canto di balena che chiama, finché rallentano e si perdono nel sonno.
Una nota dell’autore
Scrivere filastrocche per neonati ("scendere" tanto di fascia d’età) può sembrare una contraddizione in termini, o un’impresa disperata: quei bambini non capiscono le parole, forse nemmeno le sentono.
Ma allora perché le mamme gli parlano tanto? E cosa dicono?
Il mondo, che poteva parere trito e scontato, torna fresco e scintillante come dopo una bella pioggia, quando è il momento di additarlo ai propri figli appena nati. Le parole per dirlo, o presagirlo, devono essere nitide e splendenti come quel mondo.
Le parole della poesia sono così.
La voce della mamma deve suonare senza sosta, come un canto di balena in quell’oceano sconfinato, per comunicare tre sole sconfinate informazioni: io sono qui, tu sei qui, il mondo è qui. Queste informazioni la specie umana, d’istinto, le porge intrecciando il senso al suono, in sillabe cadenzate e carezzanti.
Le sillabe delle filastrocche sono così.
Le rime di culla sono parole di una Mamma Lingua originale, destinate al bambino ma anche alla mamma stessa, che gli dice e gli canta le cose del mondo mescolate con quelle del suo mondo: il sole e la luna del cielo, e le angustie e le gioie dei giorni; i nomi dei mesi e delle stagioni, e le scarpe che s’è comprata la vicina…
Le rime di culla sono una lingua antica: ma che può ancora parlare del presente. Oggi che scenari canterebbe una mamma al suo figlio neonato? Non più setacci e fuso, diavoli e santi, il babbo in alto mare o nei campi: e allora cosa?
Forse è lì, dove ci sono cose forti da dire, e una bella Mamma Lingua per dirle, che può servire l’aiuto di un poeta.
Io l'ho fortemente voluto per me, per ritrovare la magia della nascita di un bambino. Lo custodisco gelosamente, fuori dalla portata delle piccole mani di Giulio. Lo leggo, ogni volta che sono un pò giù, ogni volta che mi sento privata di un qualcosa che ancora non so perchè Giulio è il mio primo figlio e l'ho avuto come l'ho avuto. Le ho sussurrate nelle orecchie di Giulio, per lui, per me, per noi: io sono qui, tu sei qui, il mondo è qui.
Ieri Sofia (5 anni) ha passato la domenica tutta a casa mia. Giulio dormiva, ho preso il mio libro e le ho letto le filastrocche.... abbiamo parlato di cosa è una mamma, di cosa è un figlio, di cosa è la poesia, di cosa è l'amore.
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