Ciao Julie,
Rebecca è nata all'Ospedale Misericordia di Grosseto il 23 aprile 2010, a 29w+5 causa grave gestosi.
Sono arrivata in Ospedale, per eseguire dei normali controlli, il 19 aprile. Lunedì mattina, non posso dimenticarlo perché ai miei colleghi di lavoro ho detto che avevo queste visite e li ho salutati dicendo "ci vediamo martedì mattina..." , eh eh eh... Non sono più rientrata al lavoro da quel 19 aprile!
Comunque, senza andare troppo fuori tema, voglio condividere con te e con tutte le altre la mia esperienza.
Arrivata in Ospedale, ero in compagnia di mio marito, ci dirigiamo verso gli ambulatori per la libera professione; aspettiamo il nostro turno ed entriamo in un ambulatorio. La ginecologa di turno ci saluta, senza neanche guardarci in faccia, passa le pratiche all'ostetrica che era con lei e poi inizia la visita.
Sembra andare tutto bene, fino a quando mi misurano la pressione. Lo ammetto, sono una persona ansiosa. Mi emoziono molto, ma molto facilmente e... il comportamento burbero e duro della dottoressa che non ha mai, neanche per sbaglio, sorriso una volta non mi ha certo messa a mio agio.
Mi sono sentita colpevole di non so neanche io cosa. La dottoressa continuava a parlarmi in modo brusco, ordinandomi che dovevo stare calma, che se la pressione continuava a salire era un problema... Tutte cose molto carine da dire ad una donna gravida, emotiva e che non capisce perché le gridi contro a quel modo.
Comunque, la visita è andata avanti. Ci ha rassicurati che la bambina stava bene, era cresciuta bene dall'ultima visita di controllo effettuata sempre in "libera professione"; però... ho notato dalla sua espressione, che c'era qualcosa che non la convinceva. Mentre dettava all'ostetrica gli aggiornamenti per la loro cartella, la cartella che io avrei dovuto portare al CAD (centro anti-diabete, perché per non farmi mancare nulla ho avuto anche il diabete gestazionale... sob!), continuava a guardare e riguardare i miei esami come se mancasse qualcosa... qualcosa di importante.
Allora decide di farmi fare lo stick per le proteine, il risultato non è dei migliori; infatti, dopo avermi chiesto il permesso, chiama il reparto di Patologia Ostetrica e chiede se hanno un letto disponibile per me.
E' stata la mia fortuna! Se non avessi accettato, forse, non sarei qui a raccontare la mia esperienza e, forse, Rebecca non dormirebbe tranquilla nella sua culla!
L'Ospedale di Grosseto, staccato dal più "caotico" reparto di Ostetricia e Nido, ha creato una specie di "oasi di pace" dove sono ricoverate le donne con particolari patologie, che hanno bisogno di più riposo e tranquillità.
Al mio arrivo, spaventata e alienata da tutto quello che mi aveva detto la dottoressa, trovo ad accogliermi un'ostetrica che ho odiato. Mi dispiace dirlo, ma è così. Quando mi ha vista, è stata solo capace di dirmi che era stanca e nervosa perché era il suo decimo ricovero dalla mattina. Io l'ho guardata e mi sono stretta nelle spalle, avevo così tanta paura che non ho ascoltato una sola parola di quello che diceva lei.
Per fortuna, però, è arrivato a "soccorrermi" un ginecologo che, con calma e con pazienza; mi ha spiegato tutto, dalla A alla Z, quello che mi avrebbero fatto da quel momento fino alla nascita della bimba. Il nostro obbiettivo era arrivare a 34w; ma... non ce l'abbiamo fatta!
Ho trascorso 51 giorni in quel reparto ed ho avuto la fortuna di conoscere delle persone meravigliose! Mi spiace un po' dirlo, ma sono riuscita a stringere più "amicizia" con gli infermieri e le OSS piuttosto che non con le ostetriche o coi medici.
Solo alcune ostetriche erano più dolci, più affabili. Altre non sapevano bene come approcciarsi con le pazienti, magari non capivano il perché della paura o delle lacrime. Davano più per scontato determinate cose. Magari perché passavano meno tempo con noi. La maggior parte del giorno (e della notte, visto che facevo terapia anche la notte) lo passavo con gli infermieri e con le OSS che mi avevano preso a ben volere.
So che c'era la possibilità di richiedere supporto psicologico. Ma io non l'ho mai richiesto. Al mio fianco ho sempre avuto la mia famiglia, non mi sono mai sentita sola.
Il personale ospedaliero, non mi ha mai trattata come un numero su una cartella! Per loro, sono stata una persona dal primo momento che sono entrata, fino a quando ho lasciato l'ospedale con la mia bimba tra le braccia.
Con me, sono stati sempre molto disponibili e pazienti. Hanno risposto ad ogni mia domanda, hanno diradato le mie paure, mi hanno fatto coraggio quando avevo paura.
Il giorno che sono entrata in sala operatoria, le infermiere che mi hanno accompagnato, erano in pensiero per me. Mi facevano coraggio mentre il lettino, lentamente, si dirigeva verso la sala operatoria.
Non sono mai stata lasciata sola, mai stata abbandonata a me stessa. Mai, nemmeno per un istante, si sono rivolte a me in modo brusco o sbrigativo. Sono stati tutti molto comprensivi ed affettuosi con me.
Il giorno della nascita di mia figlia, purtroppo mio marito non è potuto entrare in sala operatoria. Ho fatto il cesareo e con me c'erano solo i medici e gli infermieri che avrebbero seguito l'operazione.
La mattina del cesareo, è venuta a presentarsi l'ostetrica che avrebbe preso in consegna Rebecca una volta fuori dalla mia pancia. Una ragazza dolcissima, con un sorriso tenero, ricordo ancora le sue parole: "Ciao, io sono Linda e sono l'ostetrica che prenderà la bimba in braccio appena l'avranno tirata fuori... Se la bimba non è troppo piccolina, cercherò di fermarmi un attimino, solo per fartela vedere; ma... non ti prometto nulla... Tu, però, stai con la testa girata da questa parte... Che se posso, io mi fermo...".
Purtroppo non ho potuto vedere Rebecca, era davvero un fagottino urlante! Era solo telino termico e lenzuolo! Non si vedeva altro!
Mentre i medici continuavano a "rimettermi in sesto", io ascoltavo mia figlia urlare nella stanzina accanto. La mia testa era girata con la speranza di poter vedere qualcosa o qualcuno... Ad un certo punto, si è affacciato il neonatologo che mi ha detto: "Signora, stia tranquilla... La bimba è un po' piccolina ma sta bene... Adesso la portiamo di là e ci prenderemo noi cura di lei... Lei stia tranquilla, mi raccomando...", con un tono di voce così tenero, pacato che mi è venuta voglia di piangere, alzarmi ed abbracciarlo per ringraziarlo di essersi affacciato in sala operatoria a rassicurarmi. Ovviamente non potevo.
"Parlando dei papà..che ruolo é stato dato loro? hanno potuto starvi accando durante la degenza e il parto o sono stati messi in un angolo? - Quando il piccolo- la piccola era in tin potevano, per quanto fosse possibile, avere un contatto con lui\lei o non sono mai stati ben accolti ed incoraggiati? Anche se c era solo lui e non voi mamme?"
Mio marito ha svolto un ruolo da protagonista, esattamente come l'ho svolto io. E' potuto starmi accanto durante la degenza; ma solo nelle ore diurne. La notte, ed ho avuto bisogno di aiuto per due o tre notti mi pare, si sono alternate mia mamma e mia suocera. Non lasciano stare gli uomini in reparto la notte, non chiedetemi perché, ma è così...
Non è mai stato messo in un angolo, è stato reso partecipe di tutto. Dalla mia terapia, al fatto che doveva aiutarmi ad alzarmi dal letto ed a camminare, oppure portarmi in Patologia Neonatale ogni volta che volevo e potevo, salvo giro visite.
Giuseppe è stato il primo ad entrare in Patologia Neonatale il giorno che è nata nostra figlia. E' stato il primo ad averla toccata e sono state spiegate a lui, dettagliatamente, l'incubatrice e le terapie messe in atto sulla bimba.
E' stato ben accolto ed incoraggiato a toccare la piccola, gli è stato insegnato come farla sentire contenuta dalle mani in una specie di abbraccio (una mano sulla nuca e l'altra a contenere i piedini).
Non mai stato messo in un angolo né dalla Patologia Ostetrica, né dalla Patologia Neonatale... Anzi... Era molto gradita la sua presenza.
"Qualcuno di voi ha mai fatto la marsupioterapia?? impressioni sensazioni??"
Abbiamo fatto marsupio terapia entrambi. E' stato bellissimo!!! Rebecca, la prima volta che l'abbiamo presa in braccio, pesava 880 gr, circa.
Gli infermieri, ci hanno spiegato dettagliatamente in cosa consisteva la marsupio terapia; e che, quando possibile, loro avrebbero voluto farla anche più volte al giorno. Soprattutto durante le poppate. Rebecca mangiava in pompa siringa, con il sondino direttamente nello stomaco e, stando a contatto con noi, abbiamo visto che mangiava meglio e desaturava meno.
All'Ospedale di Grosseto è molto incoraggiata. E sono coinvolti, sempre, entrambi i genitori che, mi sono dimenticata di dire, entrano insieme.
Impressioni e sensazioni? Io posso raccontarti le mie. E' stato indescrivibile! Veramente unico! Come se fosse appena nata e l'avessero poggiata sul mio ventre. Credo che una mamma che ha la fortuna di partorirlo in modo naturale, senza cesareo d'urgenza, provi più o meno ciò che ho provato io.
Rebecca era piccolina e fragile, ma molto forte. Lo so, è un controsenso! Il suo corpicino così piccolo, è sparito in mezzo al mio seno. Ricordo che era caldissima e che si è rannicchiata, come una ranocchietta, in mezzo al mio seno. Le sue manine minuscole, mi toccavano, massaggiandomi stile gattino quando si attacca al seno di mamma gatta. Sembrava un granchietto attaccato allo scoglio. E' così che è stata soprannominata dalla mia mamma: "grancetto".
Nel momento stesso in cui me l'hanno messa in braccio, ho sentito un forte senso di possesso e di appartenenza: non ero più sola. Io appartenevo a mia figlia e lei apparteneva a me.
Sono rimasta impressionata dalla forza che scaturiva da lei, un esserino così minuto... Avevo una gran paura di romperla la prima volta che l'ho presa in braccio!
"Una di voi mi ha detto che non c era il tiralatte a disposizione in repato, quante siete che avete avuto questo problema? le ostetriche o le infermiere vi hanno spiegato come stimolarvi da sole la produzione del latte? o vi é stato detto un po superficialmente tutto lasciandovi poi da sole?"
Allora, nel reparto di Patologia Ostetrica non c'erano tiralatte. Le ostetriche sono state molto superficiali con me. Nessuna si è mai fermata a spiegarmi come potermi stimolare il latte da sola. Sono stata lasciata un po' in balia di me stessa in questo senso.
Un giorno, forse il secondo o terzo giorno di vita di Rebecca, un'ostetrica dato che avevo la febbre mi ha chiesto se mi ero mai tirata il latte, io ho risposto di no perché nessuno mi aveva detto come/quando/dove poterlo fare.
La sua risposta è stata fredda e sbrigativa: "chiedi in Patologia Neonatale, ti spiegheranno tutto là". E basta, non mi ha detto altro. A stento, mi ha toccato il seno. Devo dire che ci sono rimasta molto male.
E' andata molto meglio in Patologia Neonatale. Lì ci sono due tiralatte elettrici dove possono tirarsi il latte quattro mamme contemporaneamente.
Gentilmente e dettagliatamente, le infermiere (ma anche l'unico infermiere del reparto è stato molto carino con me) mi hanno spiegato come far funzionare il tiralatte per essere il più autonoma possibile.
Mi hanno consigliata di bere molto, di fare impacchi caldi sul seno per aiutare l'arrivo del latte. Di massaggiarlo sotto l'acqua calda prima di andare in Patologia e di continuare a provare senza perdere la speranza.
Io la speranza non l'ho persa, ma ho avuto da subito pochissimo latte! Ne producevo veramente una nullità. Ho continuato a tirarlo anche in camera, mi sono procurata un tiralatte a noleggio, ma sono riuscita a produrre un massimo di 20cc di latte.
All'inizio, mi sono sentiva in colpa: perché tutte le altre mamme avevano il latte per i loro piccoli ed io no? Mi sono sentita veramente male... Ma, anche questa volta, è intervenuta un'infermiera che mi ha parlato dolcemente ma risolutamente dicendomi che non è il latte che fa di me una mamma.
Che è vero l'allattamento al seno è importante, ma che Rebecca aveva bisogno di me. Di una mamma forte, di una mamma in grado di affrontare il percorso che avevamo iniziato ad intraprendere. E non di una mamma che si arrendeva alla prima difficoltà e che si piangeva addosso.
Confesso ci sono rimasta un po' male, però... mi stavo ammalando a causa del latte... ne stavo facendo veramente una malattia! Più me lo tiravo e più mi stimolavo e meno ne veniva. Ho preso di tutto, tutto quello che potevo prendere e che ho trovato tra l'erboristeria e la farmacia. Non è servito a niente.
Mia figlia ha preso per 20 giorni il mio latte, poi ha fatto il "pre-aptamil" ed il latte umano (visto che l'Ospedale di Grosseto ha la banca del latte, grazie alle mamme donatrici... grazie! grazie! grazie!) e siamo usciti dall'ospedale con il latte artificiale.
Un'ultima cosa, visto che sono stata troppo prolissa (come al solito, glosh
), il giorno della mia dimissione sono stata "trasferita" nella "stanza delle nutrici". Una stanza con tre letti, sempre nel reparto di Patologia Ostetrica, dove possono fermarsi le mamme con i bimbi ancora ricoverati e che abitano lontano dall'Ospedale.
Lì, ogni mamma ha diritto a tre pasti al giorno; cambio delle lenzuola ecc ma è libera, non è più legata agli orari dell'ospedale (tranne che gli orari dei pasti, per tutti uguali), non è più soggetta a visite o terapie è dimessa a tutti gli effetti.
Visto che io sono stata ricoverata con una pressione spaventosamente alta, a spot e di loro iniziativa le infermiere del reparto mi fermavano e mi misuravano la pressione per controllare che tutto andasse bene.